Vita
Trentina, 1 febbraio 2009:
Eppure, non è un sogno
Per il Trentino è stato l’appuntamento ecumenico della
Settimana: per i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane che ha
saputo riunire; per la memoria riconoscente, alla quale ciascuno ha dato il suo
tributo; per una volontà condivisa di guardare avanti e di farlo insieme.
L’intitolazione del “Centro Mariapoli” a Chiara Lubich non si è risolta nello
scoprimento di una lapide. Ha dato piuttosto voce ad una storia che, fiorita nel
mondo intero, appartiene alle radici più vivaci della comunità trentina.
Lo ha riconosciuto il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta (“In questo Centro
dedicato all’ideale dell’unità, Trento ha una delle sue riserve di speranza;
proprio qui, Chiara ha chiesto alla nostra città di non sentirsi appagata, ma di
essere «ardente», ovvero appassionata, interessata, pronta a mobilitarsi per gli
altri”). Lo ha esplicitato il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai (“Siamo
qui per una collettiva assunzione di responsabilità per il futuro. In questi
decenni il Trentino ha saputo costruire tante cose, ma ci accorgiamo di dover
riscoprire una spiritualità per rimettere un po’ d’ordine nella scala dei valori
e delle priorità e testimoniare il carisma dell’unità nella vita delle famiglie,
dei corpi sociali, della comunità”). Lo ha rilanciato l’arcivescovo, Luigi
Bressan (“Siamo qui per consolidare quanto da lunga data esiste e rafforzarlo
con un nuovo tassello di storia e di vita”), che ha ricordato “l’appoggio dato
esplicitamente fin dai primi anni dall’allora arcivescovo Carlo de Ferrari che
si definiva e si firmava lui stesso “focolarino soprannumerario” e considerava i
Focolarini come “arci-carissimi”.
E poi i contributi degli Ortodossi, con il Metropolita Gennadios Zervos (“Ho
sempre trovato la spiritualità del Movimento vicina a quella di Padri Orientali
come Giovanni Crisostomo, Gregorio Nazianzeno, Basilio…”), degli Evangelici
luterani, con il vescovo Heinrich Herrmanns (“Una vita, quella di Chiara,
improntata al dono di sé… un’esperienza vitale la fede cristiana per il nuovo
millennio”), degli Anglicani, per bocca del vescovo David Hamid (“La
spiritualità di comunione è eredità di tutti i cristiani, è ecumenismo del
cuore”), della Chiesa riformata, con Peter Dettwiler (“Attraverso il carisma di
Chiara ho ritrovato la mia identità di riformato più bella di prima; chi
accoglie il carisma dell’unità ha anche una nuova comprensione ecumenica di
Maria”).
La presidente del Movimento dei Focolari, Maria Emmaus Voce, dopo essere tornata
“un attimo indietro nel tempo”, raccogliendo la traiettoria di Chiara Lubich per
l’unità, ha potuto concludere: “La sua vita dimostra che la fraternità
universale, il disegno di Dio sull’umanità, non è un sogno”.
Corriere del
Trentino, 25 gennaio 2009:
«Con Chiara la scoperta della spiritualità»
Tra preghiere e canti intonati dal coro Dolomiti si
è svolta ieri a Cadine la cerimonia di intitolazione a Chiara Lubich del Centro
Mariapoli del movimento dei Focolari dai lei fondato.
Molte le autorità presenti, tra loro il sindaco Alessandro Andreatta, il
presidente della Provincia Dellai e il presidente del consiglio provinciale
Gianni Kessler.
«È un’emozione testimoniare il legame forte tra Trento e Chiara Lubich», ha
affermato Andreatta. «Le città — ha ricordato — pur essendo spazi laici hanno
una loro vita spirituale». Perciò ha individuato nel centro Mariapoli «una delle
riserve di speranza» di Trento. Ricordando che la vita di Chiara Lubich è stata
guidata dall’«ideale della fraternità», il sindaco si è detto certo che «anche
la politica deve farsi guidare dalla convinzione che ciò che unisce le persone è
più forte di ciò che le separa». Perciò ha ricordato che l’appello rivolto
all’allora sindaco Pacher per far di Trento una città «pronta a mobilitarsi per
agli altri» è tutt’ora presente alle istituzioni comunali («Continua a
indirizzare la nostra azione politica»).
Della cerimonia Dellai ha detto: «Quest’occasione è un progetto per il futuro,
un’assunzione di responsabilità collettiva non solo per il movimento ma anche
per la comunità trentina». «Dopo la guerra (seconda guerra mondiale, ndr) — ha
proseguito — il Trentino ha ricostruito il territorio, reso l’autonomia molto
forte, ha costruito e mantenuto l’economia, il sistema sociale, un sistema di
volontariato di cui siamo orgogliosi. E tuttavia sentiamo che manca qualcosa
nell’anima delle persone». Perciò ha parlato della necessità di una «scoperta
della spiritualità collettiva». «Il Trentino saprà essere all’altezza e saprà
essere presente anche attraverso le sue istituzioni nelle tappe di questo
percorso», ha assicurato.
Maria Voce, eletta presidente dell’Assemblea dei Focolari dopo la morte di
Chiara Lubich, ne ha ricordato la vita, spesa nella convinzione che «tutti siamo
uno». Ha raccontato di come si sia prodigata durante il bombardamento del 1944 e
spiegato che lo scopo del movimento è quello di «accendere l’amore di Dio nei
cuori». Ha accennato all’attività svolta nelle 182 nazioni in cui il movimento è
attivo e indicato nella paura la causa delle incomprensioni tra religioni
diverse quali Cristianesimo e Islam. «È la paura reciproca — ha affermato — che
ci chiude gli uni agli altri ed è l’amore che scaccia la paura». Ha quindi
parlato della capacità d’amare come la base del dialogo e della necessità di
«lavorare sul territorio per la pace». «Quando la religione arriva
all’integralismo è sempre sbagliata—ha spiegato poi—se ritiene di avere la
verità e di doverla imporre agli altri diventa pericolosa». A chi le chiedeva
quale fosse il segreto per il sostentamento di una comunità così grande, Maria
Voce ha risposto: «Abbiamo due proventi sicuri: il lavoro e la provvidenza di
Dio». Quindi la descrizione dell’emozione provata ieri ad arrivare a Trento: «È
la città di Chiara, del movimento, mi sono sentita a casa».
Monsignor Bressan ha invece parlato della decisione
di intitolare il centro alla religiosa trentina: «Non si tratta di introdurre
una nuova relazione tra la città, l’arcidiocesi e Chiara Lubich, ma di
consolidare quella che già esiste».
Alla cerimonia erano presenti anche alcune personalità ecumeniche: Gennadios
Zervos, Heinrich Herrmanns, David Hamid e Peter Dettweiler sono intervenuti in
rappresentanza del Patriarcato di Costantinopoli, della Chiesa evangelico-
luterana di Schaumburg-Lippe, della Comunione anglicana e della chiesa riformata
di Zurigo.
L'Adige 25
gennaio 2009:
La «Mariapoli» centro per il dialogo
Toccante, come le voci del Coro
Dolomiti che ha fatto da colonna sonora, la preghiera ecumenica che
ha concluso cerimonia di intitolazione del centro Mariapoli a Chiara
Lubich. Uno accanto all'altro, nel mezzo il vescovo Bressan, il
metropolita d'Italia del Patriarcato di Costantinopoli Gennadios
Zervos, una chiesa che ha avuto, dalla metà degli anni '60 profondi
rapporti con la Lubich; il vescovo luterano di Schaumburg - Lippe,
Heinrich Herrmanns; il vescovo ausiliario anglicano per l'Europa,
David Hamid e Peter Dettewiler, responsabile ecumenico del Cantone
di Zurigo della Chiesa riformata. Chiese che sono nate dalle
divisioni, ma che nel nome di questa donna di Trento che, nel '43,
diede vita al Movimento dei Focolari, cercano il dialogo.
D'altra parte il centro di Cadine è nato, nel 1986, proprio come
centro di incontro ecumenico. Soprattutto Gennadios e Dettwiler
hanno riconosciuto l'importanza di Chiara Lubich nel dialogo tra le
confessioni cristiane. «Il carisma dell'unità nelle diversità, che -
ha detto il vescovo riformato - mi ha fatto riscoprire la mia chiesa
e la bellezza delle altre chiese». E dell'impegno per il dialogo e
l'unità di Chiara ha parlato anche il presidente della Provincia,
Lorenzo Dellai: «Non siamo qui - ha detto - solo per rendere omaggio
a quella straordinaria figura che è stata Chiara Lubich ma per
sottoscrivere una collettiva assunzione di responsabilità per il
futuro, non solo a livello ecclesiale, ma di tutta la comunità per
evitare il rischio di uno scontro fra posizioni di integralismo
rigidamente contrapposte al relativismo. Ecco allora un grande
messaggio di dialogo che viene da questo centro. Ecco allora questa
straordinaria occasione per allontanare il rischio della paura, per
alimentare la fiducia, la capacità di stare assieme, per costruire
qualcosa di buono, un antidoto contro la solitudine».
Trentino 25 gennaio 2009:
«Chiara, una vita per l’umanità»
«Giungendo oggi a Trento risuona con
una potenza particolare quella “parola” d’amore che, attraverso il
Carisma donato a Chiara, Dio ha voluto rimettere a fuoco per
l’umanità». Sono ricordi rotti da un filo di emozione quelli evocati
ieri da Maria Emmaus Voce, intervenuta a Cadine all’intitolazione
del centro Mariapoli a Chiara Lubich. «Se si guarda alla vita di
Chiara - ha aggiunto Maria Voce - è evidente che questa “parola”
d’amore è stata il filo d’oro che ha ispirato ogni attimo della sua
esistenza: è stato il suo disegno, la sua chiamata».
La prima volta a Trento della neo presidentessa del Movimento dei
Focolarini si è aperta con un applauso torrenziale nell’auditorium
di Cadine. «Torniamo alla fine degli anni ’30 - ha aggiunto Maria
Voce - L’ecumenismo era una parola sconosciuta, il mondo era
attraversato da tensioni che sfociarono nella guerra. In questa
realtà, Chiara non esitò a scrivere una lettera rivolta ad alcune
ragazze: “Guardiamoci attorno: siamo tutti fratelli. Nessuno
escluso”. Da questa prospettiva, Chiara ha guardato all’umanità ed è
passata su questa terra col desiderio di “portare alla terra il
Cielo e la terra in Cielo”, come diceva».
Un’eredità importante quella lasciata di Chiara Lubich, l’eredità
che la nuova presidentessa porterà avanti. Con un viso sorridente,
che ricorda lo sguardo sicuro e attento di Chiara Lubich, Maria
Emmaus Voce ha abbracciato ieri i presenti, che hanno fatto loro
quell’abbraccio in una giornata accompagnata dalle note del coro
Dolomiti e dagli interventi di esponenti della politica, della
chiesa, della società. «Mi è capitato più di una volta di incontrare
qualche Focolarino - ha ricordato il vescovo di Trento Luigi Bressan
- e ogni volta che dicevo che arrivavo da Trento a queste persone si
illuminavano gli occhi: la nostra città è legata al ricordo di
Chiara». «Non siamo qui solo per rendere omaggio a quella
straordinaria figura che è stata Chiara Lubich - ha detto il
presidente della Provincia Lorenzo Dellai - ma anche per
sottoscrivere una collettiva assunzione di responsabilità per il
futuro, non solo a livello ecclesiale, ma di tutta la comunità, per
evitare il rischio di uno scontro fra posizioni di integralismo
rigidamente contrapposte al relativismo. Un grande messaggio di
dialogo viene da questo centro».
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